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Per Aspera Ad Veritatem n.7
Resoconto di risposta resa in Parlamento dal Ministro dell'Interno On.le Giorgio NAPOLITANO ad interpellanze e interrogazioni sulla tutela della riservatezza dei cittadini e sulla disciplina dell'uso degli strumenti intrusivi.


La prima risposta che ritiene di dover dare all'insieme delle interpellanze e delle interrogazioni rivolte al Presidente del Consiglio e al ministro dell'Interno è una netta, inequivoca, risposta politica e istituzionale.
Il Governo è pienamente consapevole dell'estrema gravità di ogni violazione delle prerogative del Parlamento e dei parlamentari, dei diritti fondamentali dei cittadini e, in particolare, dei diritti di chi rappresenti e guidi l'opposizione, adempiendo così una funzione vitale nel sistema democratico.
Di qui la reazione di sdegno e di preoccupazione del Presidente del Consiglio all'annuncio dato dall'onorevole Berlusconi del ritrovamento, nel suo ufficio romano di presidente di Forza Italia, di una microspia, di un apparecchio di intercettazione ambientale. Non c'è, infatti, distinzione politica che tenga: in questi casi è in giuoco un bene comune, una garanzia posta a tutela di qualsiasi parte e soggetto politico, un cardine dello Stato di diritto. Il Governo intende operare in vigorosa coerenza con questa convinzione facendo la sua parte perché princípi e norme non si intacchino e annullino nella pratica per comportamenti arbitrari e illegali di chicchessia, tanto meno di rappresentanti e dipendenti dello Stato.
Sul caso del ritrovamento della microspia nella sede di via del Plebiscito, il legale dell'onorevole Berlusconi ha, nella giornata di lunedì 14, presentato denuncia-querela alla procura della Repubblica di Roma. La ricostruzione del fatto, la verifica di ogni utile indizio, la ricerca e l'accertamento delle responsabilità sono ora interamente rimesse all'autorità giudiziaria che si avvarrà, come sempre, della polizia giudiziaria. Il ministro dell'Interno può solo sottolineare la sua disponibilità a prestare e garantire ogni collaborazione per lo sviluppo e il successo dell'indagine che gli venisse richiesta dalla magistratura inquirente.
L'individuazione nei tempi più rapidi degli autori del reato contribuirebbe a un chiarimento e rasserenamento di cui c'è serio bisogno nel clima politico e istituzionale. Che di reato, di grave reato, si tratti, è del tutto evidente; di violazione palese, innanzitutto, del dettato costituzionale, ove l'intercettazione fosse stata predisposta in nome di esigenze di tutela della legalità e di sicurezza democratica. Infatti, l'articolo 68 della Costituzione, pur riformato dal Parlamento nel 1993, prescrive puntualmente, al terzo comma, che "per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni" è richiesta l'autorizzazione della Camera alla quale appartengono. Nessun aggiramento è possibile di una così tassativa prescrizione che trova riscontro nell'articolo 343 del codice di procedura penale.
L'autorità giudiziaria competente, cui solo spetta condurre indagini sulla collocazione di una microspia nell'ufficio dell'onorevole Berlusconi, prenderà certamente in esame tutte le ipotesi e seguirà tutte le piste per giungere a definire la natura la provenienza di quell'iniziativa.
Tuttavia, non disponendo oggi nè il Governo nè l'opinione pubblica di alcun elemento, di alcun indizio che possa far pensare al coinvolgimento di organi dello Stato di una indebita intercettazione ai danni di un membro del Parlamento, dice francamente che è arbitrario ed irresponsabile lanciare sospetti su qualsiasi organo dello Stato.
Il Governo non avrebbe indulgenze di sorta nei confronti di quanti risultassero responsabili di violazioni del loro dovere di lealtà verso lo Stato, di rigorosa osservanza della Costituzione e delle leggi; ma non può permettere, specie in un momento così delicato nei rapporti fra i cittadini e le istituzioni, che si alimenti gratuitamente sfiducia nei confronti di questa o quella espressione dei poteri pubblici.
Ritiene di dover aggiungere che è del tutto infondato ogni accostamento tra la vicenda della microspia ritrovata nell'ufficio di via del Plebiscito e la problematica dei servizi di informazione e di sicurezza. Tale problematica, intesa come insieme di esigenze di revisione della struttura, negli indirizzi, nella direzione dei servizi è da tempo all'attenzione del Governo in termini obiettivi, suggeriti d'altronde dalle relazioni presentate del Comitato parlamentare nella scorsa legislatura e segnatamente da quella dell'aprile 1995.
Da tale riflessione il Governo, che non ha dato alcun segno di precipitazione nei mesi trascorsi dalla sua formazione, trarrà le conclusioni che gli spettano e le proposte di riforma da presentare, nel modo più aperto, al Parlamento. Ma nulla autorizza a confondere tale impegno con la vicenda dell'intercettazione ai danni dell'onorevole Berlusconi. E nulla, nemmeno le molteplici e gravi deviazioni del passato, autorizza ipotesi di coinvolgimento dei servizi in quel che sarebbe un caso di clamoroso sconfinamento nell'illegalità.
Ha fin qui risposto sul tema della violazione delle garanzie poste a tutela del Parlamento, dei parlamentari e quindi anche - aspetto rilevante - degli esponenti dell'opposizione. Ma nelle interpellanze e nelle interrogazioni si esprime una preoccupazione più generale per il ricorso ad intercettazioni nei confronti di cittadini che non godono di quelle speciali garanzie.
La questione merita grande attenzione e richiede il massimo impegno anche del ministro dell'Interno per i compiti che spettano, ma solo se demandati dall'autorità giudiziaria, a strutture dotate di apparecchiature idonee per l'esecuzione di intercettazioni telefoniche e ambientali. L'ammissibilità di tali intercettazioni per fini investigativi e repressivi è regolata nel codice di procedura penale e norme particolari sono contenute anche nelle leggi del 1991 e del 1992, recanti misure urgenti in tema di lotta alla criminalità organizzata. Il codice indica per quali provvedimenti relativi a determinate categorie di reati le intercettazioni siano consentite; fissa presupposti e forme dei relativi provvedimenti e sancisce che le operazioni possano essere compiute anche mediante impianti in dotazione alla polizia giudiziaria. E' indispensabile vigilare perché le strutture di polizia eseguano le operazioni e facciano uso di quegli impianti nel più scrupoloso rispetto di tutte le disposizioni di legge, su mandato dei pubblici ministeri competenti, a partire dalle autorizzazioni concesse dai giudici per le indagini preliminari. Se le intercettazioni preventive, previste e disciplinate dal legislatore per la lotta alla delinquenza mafiosa, che il procuratore della Repubblica può autorizzare su richiesta del ministro dell'Interno, restano estremamente limitate, invece alle intercettazioni assolutamente indispensabili, secondo le disposizioni dell'articolo 266 del codice di procedura penale ai fini della prosecuzione delle indagini, si è fatto ricorso in misura crescente e da ciò sono nati i problemi, specie di tutela della privacy, che il ministro di Grazia e Giustizia si appresta ad affrontare con apposito provvedimento di legge. Su questo ed altri aspetti di specifica competenza del ministro Flick non può che rinviare al dibattito, già programmato dalla Conferenza dei presidenti dei gruppi della Camera, ed alle comunicazioni che egli renderà in quella occasione.
Desidera, tornare, per concludere, sulle responsabilità che gli spettano e che intenda assumere per sgombrare il campo da preoccupazioni legittime e da rischi reali per quel che riguarda la garanzia della libertà e della riservatezza per tutti i cittadini e specificamente per coloro che esercitano attività politica.
Ogni collaborazione di strutture di polizia ad indagini dell'autorità giudiziaria tramite intercettazioni, ma anche ogni raccolta e conservazione di dati personali per fini di giustizia e di sicurezza presso il Ministero dell'Interno, debbono rispettare quella sfera di garanzia. In questo senso si è lavorato e si è pronti a lavorare con la massima disponibilità - è qui per dichiararlo nel modo più impegnativo - a tutte le verifiche di situazioni concrete e di aspetti particolari che il Parlamento vorrà chiedere di compiere insieme con esso.
La risposta del Governo agli accenti più critici e preoccupati di alcune interpellanze ed interrogazioni non vuole essere superficialmente o burocraticamente rassicurante. Non abbiamo da coprire o sminuire nessuno dei problemi che abbiamo ereditato, ma non possiamo accedere ad una rappresentazione dello Stato democratico, in seno al qual è si sviluppa la dialettica politica tra le diverse forze rappresentate in questa Assemblea, espressione viva della volontà popolare, come Stato di polizia. Occorre senso della misura anche nella denuncia di fenomeni e tendenze su cui confrontare i rispettivi punti di vista nella ricerca di soluzioni che rafforzino le garanzia di libertà, di legalità, di distinzione e di equilibrio tra i poteri, già volute da coloro che cinquant'anni fa erano qui impegnati a definire i principi della Costituzione repubblicana.
Piena trasparenza ed assoluta imparzialità del nostro sistema di sicurezza interna in tutte le sue articolazioni e nel suo divenire: è questo l'obiettivo che come ministro dell'Interno ribadisce ed intende concretamente perseguire ed è questa certamente una delle strade da battere, anche se non la sola, per disperdere veleni e sospetti, per uscire da nefaste dispute e contrapposizioni, per superare il malessere e le tensioni che le istituzioni ed i cittadini stanno vivendo per rendere possibile un più sereno percorso verso riforme largamente condivise.


(*) Giorgio NAPOLITANO, Ministro dell'Interno, risponde alle interpellanze Berlusconi ed altri n.2-00232, Giovanardi n.2-00234, Paissan ed altri n. 2-00235, Comino ed altri n. 2-00236, Masi e Villetti n.2-00237, Mussi ed altri n.2-00238, Mattarella ed altri n.2-00239, Diliberto ed altri n.2-00240, Fini ed altri n. 2-00241 e alle interrogazioni Maiolo n.3-00310, Gasparri n.3-00311, Sgarbi n.3-00313, Parenti ed altri n.3-00323 e Piscitello ed altri n.3-00324.

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